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Amico della Vita (LORBAAK)

Ogni uomo Maasai, nel corso della sua vita, compie una scelta profonda e significativa: sceglie un altro uomo Masai come suo “amico della vita”. Non è una decisione che viene presa alla leggera, perché questo legame sarà indissolubile, sacro, autentico. È molto più di un semplice amico: è un fratello dell’anima, un compagno di vita, colui con cui condividere gioie, dolori e silenzi.

Per celebrare questa unione speciale, la comunità si riunisce in una grande festa, intensa e coinvolgente, quasi fosse un matrimonio: un momento di gioia collettiva che onora il valore dell’amicizia profonda, quella che dura per sempre.

Essere scelti come “amico della vita” è un onore immenso, talmente profondo da non poter essere rifiutato. Ciò che rende questa tradizione ancora più straordinaria è il suo senso di unicità e rispetto.

Chi viene scelto non può a sua volta scegliere colui che lo ha scelto. Quando arriverà il suo momento, dovrà rivolgere questo stesso gesto d’amicizia profonda verso un’altra persona, affinché il legame si espanda come un cerchio che unisce la comunità.

Cerimonia LORBAAK

Durante la cerimonia del LORBAAK, che si celebra nell’arco di due giorni, si respira un’intensità difficile da raccontare a parole. Il protagonista indossa sulla testa una vera criniera di leone: un gesto solenne, carico di significato, che affonda le sue radici in una tradizione millenaria, tramandata di generazione in generazione. È molto più di un ornamento: è un simbolo sacro, parte viva del patrimonio spirituale del popolo Maasai.

La famiglia del festeggiato si prepara ad accogliere l’amico della vita con tutta la sua famiglia e gli altri invitati, tra canti e danze ancestrali che vibrano nel cuore e riecheggiano nella savana come un richiamo alla memoria collettiva del popolo.

La famiglia ospite si prepara all’arrivo degli invitati, ogni donna indossa i suoi gioielli più belli, tutti si danno un gran da fare per accogliere al meglio gli invitati che, arrivando in corteo tra moto e/o macchine, si preannunciano suonando il clacson all’unisono, facendo qualche giro intorno al recinto delle mucche. L’eccitazione sale e le donne prima affaccendate si riuniscono nell’aia iniziando a cantare e ballare per accogliere gli invitati.

La carica emotiva è già alta e quando la macchina si ferma, le donne della famiglia invitata scendono cantando e radunandosi, iniziando a danzare per unirsi lentamente alle altre donne, dando così ufficialmente il via ai festeggiamenti, tra rituali carichi di vitalità per l’avvenimento.

Nel frattempo, l’incontro tra i due amici è un momento carico di emozione e solennità: con la criniera sul capo e uno sguardo fiero, l’amico accoglie l’altro ed assieme si dirigono verso la savana, seguiti da un piccolo corteo di uomini, per raccogliere un giovane albero, chiamato ESITETI in lingua Maa.

Questo gesto – estrarre e sostenere insieme il piccolo albero – è l’iniziazione ed il cuore del rituale: lì, nel silenzio sacro della natura, si scambiano una preghiera, una promessa reciproca che suggella per sempre il loro legame. È un patto di fratellanza e amicizia perpetua.

Il corteo poi fa ritorno al boma, il cuore del villaggio Maasai. Da quel momento, i due amici non si separeranno mai durante l’intera cerimonia (due giorni). Con l’alberello accanto, condividono ogni passo, ogni parola, ogni emozione. Dormono fianco a fianco, legati da un filo invisibile fatto di rispetto, amicizia e tradizione. In questi due giorni nessuno può letteralmente frapporsi tra loro.

In ognuno dei giorni di festa la mattina presto vengono sacrificati degli animali, gesto antico e simbolico. Viene distribuito cibo a chiunque arrivi, invitato o meno, maasai o non maasai, tutti sono i benvenuti e con tutti si condivide quanto di più prezioso ci sia: cibo e bibite.

Uccidere un animale per i maasai è un gesto molto importante ed un sacrificio, fatto a beneficio della famiglia e della comunità. Una mucca può sfamare molte persone ed assolutamente niente dell’animale viene scartato (mucca, capra o pecora che sia). Tutto viene mangiato e utilizzato.

Tutta la comunità partecipa al banchetto, ma ai due amici della vita è riservata una parte speciale della carne, destinata esclusivamente a chi celebra questo rito.

La festa continua tra suoni ipnotici e danze ritmiche. I giovani uomini, adornati di splendidi gioielli di perline, si radunano in cerchio e si sfidano in spettacolari salti, librandosi verso il cielo come se cercassero di toccarlo. Le donne, con i loro abiti colorati e copricapi cerimoniali, danzano armoniosamente al ritmo delle loro voci e dei GILINGILI, i gioielli tintinnanti che indossano ed accompagnano ogni movimento. Le loro voci, intrecciate in canti melodici, creano un’armonia che vibra nell’aria come un inno alla vita.

L’atmosfera è magica: pervasa di gioia, risate, orgoglio e un senso di appartenenza profonda. Un momento sospeso nel tempo, dove tutto parla di legame, identità e memoria.

Anche solo descrivendovi questi momenti percepisco l’atmosfera e l’energia che si respira in questi giorni di festa. Mi piacerebbe far partecipare i miei cari a queste feste per renderli partecipi di questa grande energia ed emozione.

Curiosità

In passato, i guerrieri Maasai cacciavano i leoni e altri predatori per proteggere il bestiame e le comunità. Da ogni leone veniva conservata la criniera, come segno di valore e protezione: un’eredità ancora presente oggi nei rituali più solenni.

Il popolo Maasai è molto orgoglioso delle proprie tradizioni che sono rimaste profondamente radicate nel corso degli anni ed il governo della Tanzania sta rendendo patrimonio di stato l’abito maasai chiamato SHUKA in lingua swahili, ENAN’GAN in lingua Maa.

Fortunatamente, la caccia è oggi proibita ed i leoni, divenuti uno dei simboli del turismo in Tanzania, uno tra i celebri Big Five, sono protetti nei parchi nazionali.

I safari attirano ogni anno migliaia di visitatori e i leoni raramente si avvicinano ai villaggi, a differenza degli elefanti, che con la loro forza imponente spesso irrompono nei villaggi e nelle abitazioni, come è successo di recente nel villaggio vicino al mio, per fortuna senza danni a cose e persone.

Ho la fortuna di abitare nel cuore della savana, circondata da alcuni dei parchi naturali più straordinari della Tanzania: il Parco Nazionale del Manyara, quello di Saadani e il meraviglioso Mkomazi. Qui, ogni giorno, la natura e la cultura si intrecciano in un racconto che non smette mai di meravigliare e non finirei mai di parlarvi di tutto ciò, e di quanto io sia grata all’universo per avermi regalato questa meravigliosa esperienza di vita.

 

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